“PRIMA IL PIACERE, POI IL DOVERE”


Quante volte abbiamo sentito il detto: “Prima il dovere, poi il piacere”. Abbiamo sviluppato il nostro senso di responsabilità mettendo sforzo e impegno in ciò che ci è richiesto, nei compiti da svolgere, traguardi da raggiungere, impegni da sostenere. Il piacere spesso suscita un senso di colpa. Viene escluso dalla vita vera, ed esaudito solo in quei ritagli di tempo libero dedicati a svago e intrattenimento. All’inizio di un percorso terapeutico e di benessere, si individua l’intento da raggiungere, cosa desideriamo per noi, quale cambiamento vogliamo realizzare. Molto spesso però quest’obiettivo risulta un punto interrogativo, ci coglie confusi e indecisi, poiché in verità non sappiamo cos’è che ci renderebbe davvero sereni e appagati.

E’ in questo momento che dobbiamo invertire la rotta. Non potremo mai sapere cosa dobbiamo fare della nostra vita, se prima non siamo consapevoli di cosa ci piace. Affrontiamo malesseri e difficoltà cercando soluzioni razionali, seguendo quello che fanno gli altri o che il senso comune suggerisce. Ma il malessere permane, ci scontriamo con una resistenza invisibile che ci rema contro. Oltre ai bisogni pratici e quotidiani emerge così il bisogno di un tempo per sé: un tempo del piacere, sacro e necessario per imparare a conoscersi, per riconnettersi alla propria natura e al proprio cuore. Questo tempo ci concede la libertà di essere, di fare o stare con ciò che naturalmente ci nutre, ci rasserena, ci entusiasma, ci fa perdere la cognizione dello spazio e del tempo, come accadeva quando eravamo bambini mentre giocavamo. “Nessun vento è a favore, per il marinaio che non sa a quale porto approdare” scriveva Seneca. Ascoltare dove il cuore vuole andare sarà un vento che porta verso un senso autentico di sé, sarà le nostre forze e risorse innate per superare anche le tempeste, e navigare la vita con un altro detto: prima il sentire per poter agire, prima il piacere per poter sapere.

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